Sarà la mia indole ribelle, sarà che ho un’innata passione per le cose che “non si fanno”, sarà che adoro trasgredire che io le “sbarre” proprio non le tollero. Ho una naturale insofferenza per le sbarre, qualsiasi esse siano. Da giovane scavalcavo i cancelli degli stadi per seguire i concerti da sotto il palco, tiravo il motorino a chiodo per evitare la chiusura del passaggio a livello passando all’ultimo coricata sul manubrio. Quando lavoravo in comunità coi ragazzini sotto tutela, spiegare loro che dovevano stare “dentro” era uno sforzo incredibile, al quale sottostavo per il loro bene, ma a un costo eccessivo per la mia anima.
La questione si è ripresenta quando è arrivato il momento di mettere mia figlia nel lettino, il mio pensiero non riusciva a formulare altro: io dietro le sbarre non ce la metto. Eppure quale altra alternativa avevo?
Sono tornata in Thailandia quando Lanna aveva sette mesi e devo ammettere che si è abituata al tuttonuovoinunavolta con qualche difficoltà e il sonno è uno degli aspetti che ne ha risentito maggiormente. Durante il primo mese si attaccava al seno molto spesso e talvolta per qualche ora: mi sembrava di essere tornata in dietro di 6 mesi! Di notte, quando la mettevo nel suo lettino e si sentiva spostare, si svegliava subito, anzi prima di subito. Finché una sera mio marito dispone a terra un materasso di una piazza e mezza, alto poco più di quattro dita. Mette le lenzuola, sistema due cuscini ai lati e il dudù: io non ce la metto lì sopra neanchepertuttol’orodelmondo, ho pensato! Di fronte a questa novità ho puntato i piedi poiché non potevo accettare un cambiamento di questa portata: anche se è contro la mia indole, i bambini devono dormire nel loro lettino e lo dico io e quel vivace gruppetto di mamme che ho nella testa da tempo o schemi mentali o chiusure culturali o come si chiamano.
Avevo letto, non ricordo più dove, che è consigliabile non prendere il bambino nel lettone con mamma e papà durante i risvegli notturni, mentre è preferibile che sia la mamma a coricarsi di fianco al bambino per tranquillizzarlo o per la poppata – e chi l’ha detto che il co-sleeping si fa solo nel lettone? Io questa cosa non la ricordavo, certo è che nel mio caso ha funzionato e ho risolto il problema del sonno mettendo mia figlia a dormire in terra, come si usa in Thailandia. Ora quando si sveglia mi corico di fianco evitandole giri inutili dentro e fuori il lettino. Se evitare l’utilizzo di poltroncine, girelli, box, ecc. stimola lo sviluppo psico-motorio, credo che il contatto a terra anche durante le ore del sonno infonda tranquillità e senso di pace al bambino che si tranquillizza e dorme più a lungo. Dobbiamo ricordare che per gli antichi la terra era simbolo della grande madre, era considerata la madre di tutte le madri ed è come se affidassimo il nostro bambino o bambina nelle braccia di qualcuno di più saggio ed esperto. Quindi: quale culla migliore della madre di tutte le madri?
Sembra quasi che fuori dalle mie rigidità culturali ci sia qualcosa di interessante da scoprire, e che il contatto con culture diverse sia fonte di ispirazione.
Vita da mamma in Thai…to be continued..
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