Fare la mamma in un Paese che non è il mio talvolta è molto dura: “che cosa ha detto il pediatra? Che frutto è quello? Che cosa c’è scritto sulla scatola? Dove trovo la passata al pomodoro per fare il sugo?”.
Sono arrivata in Thailandia quando la mia bambina aveva 7 mesi e la prima difficoltà si è presentata al momento della pappa: non avevo un seggiolone e, in tutta l’isola di Phuket, sembrava che non esistesse un negozio dove acquistarne uno. Mio marito è thailandese, ha cinque sorelle e tre fratelli, ognuno di loro ha dei figli che a loro volta hanno avuto altri figli, alcuni dei quali già in età da matrimonio e altri ancora molto piccoli. Nelle loro case non c’è il seggiolone e io mi domandavo dove sedevano i bambini. In Italia, seduta sul seggiolone – bella dritta! – Lanna finiva la sua pappa nel giro di poco tempo. In Thai, mi sono arrangiata a terra dove era a diretto contatto con i suoi piedini, coi quadratini del tappeto, col cuscino e tutto ciò trovava – del resto a 7 mesi, tutto del mondo è interessante! E’ vero che abitiamo in un piccolo paese, ma l’occidente con i suoi centri commerciali era arrivato anche qua. Eppure nessuno sapeva indicarmi dove poter comprare un seggiolone. Mi ci sono voluti pochi giorni e alla fine ho capito: il seggiolone non esiste nella testa dei thailandesi o almeno non in quella della famiglia di mio marito!
La famiglia thailandese è, in genere, una famiglia allargata. Genitori, figli, nipoti vivono insieme o vicino, e la mamma non è mai da sola, bensì può contare sull’aiuto di tutti, anche delle nipotine che a 10 anni giocano a fare la mammina! Io cercavo un seggiolone per la pappa quando i locali preferiscono mangiare a terra. I bambini di pochi mesi, quando ancora non camminano, stanno in terra o in braccio ai genitori, ai nonni, agli zii, ai nipoti. Il piccolo nucleo familiare non esiste e anche se la mamma lavora, a casa ci sono almeno quattro persone che possono occuparsi del bambino. Un pomeriggio, ho digitato su google “bambino e sviluppo motorio”, “bambini a terra”, “il pediatra consiglia”. Ho trovato moltissime informazioni sull’importanza di tenere i bambini per terra, aspetto che favorisce lo sviluppo motorio e l’esplorazione, utilizzando il meno possibile seggiolini e poltroncine. Leggevo che i pediatri sconsigliano il box, in quanto il bambino potrebbe alzarsi sulle due gambe quando ancora l’apparato scheletrico e muscolare non sono in grado di reggerne il peso, e il girello poiché impedisce la fase di gattonamento, essenziale per l’esplorazione e lo sviluppo motorio. “Guarda te questi thailandesi!” mi sono detta e ho iniziato a domandarmi quanto le comodità e l’attrezzatura create ad hoc per i nostri bambini anziché dare non tolgano loro qualcosa. Ad esempio, è vero che un bimbo nel box è al sicuro, sul seggiolone sta dritto, nel girello si muove facilmente, ma forse attraverso questi strumenti impediamo loro di sperimentare una sicurezza interiore fatta di esperienze, di prove ed errori che portano a scoperte nuove e che li aiutano a crescere.
Oggi Lanna ha ventidue mesi e da più di un anno il seggiolone è finito nell’armadio. Si rifiuta di stare sul passeggino, ama camminare a piedi nudi e spesso preferisce mangiare seduta a terra. Io, nel frattempo, ho capito che le difficoltà che ho incontrato o che temo di incontrare hanno a che fare con un piccolo gruppo di mamme che si trova nella mia testa e che non fa altro che darmi addosso con affermazioni quali: “questo non si fa, i bambini devono indossare le scarpe e si mangia tutti seduti a tavola!”. Sssssssst…devo trovare il modo di zittirlo…
1 comment
Mel
marzo 5, 2015 a 7:31 AM (UTC 1) Link a questo commento
Molto interessante Debora! Lo condivido su Facebook. Ciò che pensiamo sia essenziale, in realtà non lo è. Tutto dipende dai contesti culturali. Che antropologa che sei! Bacioni a te e a Lanna