La prima volta che sono partita per una vacanza in Thailandia i miei più cari amici (quelli del liceo, quelli che la cattiveria ce l’hanno nel DNA e con i quali anche dopo 20 anni ti ostini a condividere gli eventi essenziali della vita) sono stati chiari: “smetti di fumarti delle canne e stai coi piedi per terra. Non puoi stare via un mese intero, come fai col lavoro?”. Quando sono tornata dal mio secondo viaggio e ho raccontato di essermi innamorata di un thailandese, hanno perso la ragione: “sei passata ai funghi allucinogeni? Perché non ricominci a fumare le canne?”. E poi giù con mille “questo vuole i tuoi soldi”, “pensa già di aver attaccato il cappello”, “vuole solo venire in Italia” e non da ultimo “perché non parti per una vacanza a Cuba?” con una sottile vena ironica che parla da sé. Non me ne hanno risparmiata mezza. Un paio d’anni dopo, li metto di fronte al fatto compiuto: “sono incinta, mi sposo con Alee a Bangkok. Chi vuole venire? Ad aprile partorisco e quando la bimba o il bimbo avrà sei mesi ci trasferiamo”. Devo dire che in quell’occasione hanno reagito con raffinatezza e buon cuore, sebbene in seguito, si sfiorassero questioni densissime di significato e paure: “vai a Phuket? E che cosa farai laggiù? Hai studiato una vita per andare a vivere dove non c’è niente?”; “Sarai da sola, con una bimba piccola e senza l’aiuto dei tuoi genitori”. E infine la più pungente: “la vita di coppia è difficile, voi neanche parlate la stessa lingua. Donne e buoi dei paesi tuoi, ti dice niente?”.
Ho conosciuto Alee a Phuket nel 2010 e tre anni dopo ho fatto il botto: matrimonio, ho partorito la nostra bambina e mi sono trasferita. In un colpo solo ho affrontato tre tappe fondamentali della vita di una donna, durante le quali difficoltà, solitudine, depressione sono lì fuori dalla porta.
L’incontro con Alee ha stravolto la mia vita. Avete mai letto sul web di quelle persone che hanno lasciato la casa, il lavoro, decidendo di vivere del proprio orto magari attraverso il baratto? Che non usano lo shampoo per i capelli, e il sapone se lo fanno loro? Che in contatto con la natura hanno ritrovato un senso di libertà e di pace interiore? Che non tornerebbero mai più a vivere in case di cemento e ad utilizzare la macchina? Ecco: vi presento Alee, o almeno il suo spirito. Non possiede uno smart phone, non utilizza Skype, va in giro senza orologio. Mangia solo riso e il pesce pescato da lui stesso o al massimo da qualche fidato amico. Non beve caffè, birra, non fuma. Non gli piacciono i ristoranti e i locali affollati. Alee respira il profumo dell’aria e mi dice che ore sono, guarda il cielo e capisce se verrà a piovere. Parla con gli animali e si intendono – l’ho sentito con le mie orecchie. E’ un uomo d’altri tempi, legato alla terra e al mare, solitario e di poche parole.
Io invece vengo dai “paesi tuoi”: ho Iphone, Ipad e computer; utilizzo Skype e whatsapp anche quando sono al gabinetto; mangerei solo pizza, patatine e maionese; amo il caffè ristretto e amaro; adoro i locali affollati, la musica alta e mi piace fare tardi; ora sono le 11 del mattino perché il sole è alto e il mio orologio segna le 11. Sono il risultato di tutto ciò che l’occidente e il progresso hanno messo insieme, sono legata al pensiero e alla poesia scritta. La domanda viene da sé: che cosa ci faccio con una persona come Alee? O lui con me, si intende. Donne e buoi dei paesi tuoi.
Alee è una notte serena d’estate, un uomo in pace con se stesso ; io il sole d’agosto che picchia forte – sulle croste direbbero i miei amici – ansiosa, assillante, ripetitiva. Mi piace descrivere Alee come un principio, nel senso di essenza. Inoltre, mi piace pensare che esistano mille modi diversi di essere donna e mille altri di essere uomo: poniamoli su un continuum, lungo il quale ci siamo io e Alee. Dieci anni fa, lo Tsunami gli ha portato via tutto, la casa, la barca. Era in spiaggia quando un’onda di dieci metri dopo poco ha devastato tutto. Dieci anni fa, io mi iscrivevo alla scuola di specializzazione per diventare psicoanalista. Ammetto che avevo molte più cose in comune col mio ex, che abitava nella mia stessa città, che dopo il master aveva ottenuto un contratto a tempo indeterminato.
Donne e buoi dei paesi tuoi, mi hanno detto spesso gli amici. Non mi hanno però mai detto che quest’uomo dell’altra parte del mondo non mi avrebbe mai fatto sentire da sola durante la maternità; che mi avrebbe svegliato per la poppata notturna quando io nemmeno capivo di essere al mondo; che durante lo svezzamento avrebbe preparato la prima pappa; che l’avrebbe addormentata ogni volta che il seno non sarebbe bastato. Non mi hanno mai detto che quest’uomo silenzioso e solitario si sarebbe messo a cantare per far ridere la sua bambina e che l’avrebbe consolata ballando; che le avrebbe fatto sino a cinque bagnetti al giorno per darle ristoro dal caldo soffocante. Non mi hanno mai detto che le avrebbe scelto lui stesso dei vestitini nuovi.
Donne e buoi…
1 comment
Kris
novembre 20, 2015 a 9:14 PM (UTC 1) Link a questo commento
Come ti capisco! Anche io sono stata immersa nel migliaio di giudizi dopo aver sposato mio marito italiano. Ovviamente il motivo erano per loro i soldi, per me è stato unico uomo che mi ha dato la serenità. La gente giudica per il proprio prisma dei soldi. Sia feluce con questo uomo meraviglioso e ESENZIALE. HAI AVUTO UNA GRAN FORTUNA DI TROVARE UNO COME LUI